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Remote Working: è già tempo di dire addio?

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Remote Working: è già tempo di dire addio?
Il Remote working è destinato a scomparire. O forse no. Leggendo i giornali negli ultimi mesi, sarà capitato di imbattersi in vari titoli che annunciavano la fine del remote (o smart) working così come lo abbiamo conosciuto. Al momento infatti, sembrerebbe che la misura introdotta per fare fronte all’emergenza COVID, non sarà prorogata oltre il 31 marzo 2024, comportando apparentemente non pochi disagi per lavoratori del settore privato e pubblico.


Leggendo i giornali negli ultimi mesi, sarà capitato di imbattersi in vari titoli che annunciavano la fine del remote (o smart) working così come lo abbiamo conosciuto. Al momento infatti, sembrerebbe che la misura introdotta per fare fronte all’emergenza COVID, non sarà prorogata oltre il 31 marzo 2024, comportando apparentemente non pochi disagi per lavoratori del settore privato e pubblico.

Ma facciamo un passo indietro, per comprendere quali saranno gli effetti reali su dipendenti di aziende e pubblica amministrazione. Non da ultimo, proveremo a rispondere ad una domanda che tutti, in questo ultimo anno, ci siamo fatti: è finito il remote working?

Lo smart working agevolato

Non sembra poi passato così tanto tempo da quando, per far fronte ad una situazione d’emergenza globale, si cominciò a ridefinire le modalità di lavoro che fino al 2020 avevano rappresentato la quotidianità per milioni di persone. Il mondo e con esso le aziende, hanno saputo reagire (alcune più velocemente di altre), dando continuità al loro business e garantendo anche stabilità ai propri dipendenti.

Inoltre, ogni Paese introdusse delle norme più o meno inclusive al fine di regolare questa nuova modalità di lavoro. In Italia, sono state poste le fondamenta con il DPCM del 1 marzo 2020 (anche se già con la legge 81/2017 si parlava di smart working), quando si estese a tutto il territorio nazionale la raccomandazione di utilizzare il lavoro agile per tutti i lavoratori subordinati, anche in assenza di accordi individuali.

 

Il successo, dipeso anche dagli effetti contenitivi sul virus, ha portato i successivi interventi legislativi a consolidare la norma negli anni. Fino a quando, con l’art 18bis della legge 15 dicembre 2023 n.191, lo smart working è stato prorogato di 3 mesi, ossia fino al 31 marzo 2024.

Quindi, cosa cambia?

Settore Privato e Pubblico

Attualmente il lavoro agile è concesso a tutti i lavoratori fragili del settore privato e ai genitori di minori di 14 anni, purché la loro mansione sia compatibile con il telelavoro e entrambi i genitori siano occupati e non usufruiscano di sostegni al reddito o siano disoccupati.

Nel 2024 il lavoro agile nella pubblica amministrazione non sarà più legato all'emergenza pandemica. L'opportunità per i dipendenti pubblici di lavorare da casa dipenderà da accordi individuali in base alla direttiva del Ministero per la Pubblica Amministrazione firmata il 29 dicembre 2023.

A questo punto sembra tutto chiaro a livello di sistema. Tuttavia, come si sono mosse in questi anni le aziende Top Employers? E quale sarà la tendenza per il futuro? Lo smartworking verrà abbandonato?

 

Top Employers Institute

I dati raccolti grazie alla Survey sulle HR Best Practices 2024 restituiscono un quadro chiaro rispetto all’utilizzo dello smart working. Tra le 149 aziende certificate in Italia, il 46.31% permette ai propri dipendenti di lavorare da remoto tra il 20% e il 50% del tempo disponibile, il 36.24% tra il 50% e l’80% del tempo disponibile e il 10% delle aziende tra l’80% e il 100% del tempo disponibile.

Se confrontati poi con i Top Employers in Europa (1252), possiamo notare come i numeri siano molto allineati:

 

 

Certamente, rimangono ancora delle aziende che non fanno uso di smart working per motivi anche legati alla natura del proprio business: tuttavia, tra queste, solo lo 0.67% non possiede una policy sul remote working, mentre il 3.36% non specifica la quantità di tempo autorizzato a lavorare da remoto.

 

Inoltre, se confrontiamo i dati con l’anno precedente, possiamo vedere come l’utilizzo del remote working sia aumentato: ad esempio, le aziende che utilizzano il remote working tra il 50% e l’80% sono aumentate rispetto al 2023, passando dal 30.28% al 36.24%.

E ciò viene anche confermato da uno studio condotto dall’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano. Alla fine del 2023 infatti, i lavoratori da remoto erano 3,585 milioni, in crescita rispetto al 2022 (3,570 milioni) e con una stima sul 2024 di 3,65 milioni.

 

Siamo sicuri quindi che il remote working cesserà di esistere?

Remote working ed Engagement dei dipendenti

I dati raccolti fanno ben sperare. Tuttavia, ciò che non emerge a prima vista è la modalità con cui lo strumento del remote working venga utilizzato, né se ci sia un potenziale impatto negativo sulla produttività delle aziende, ma soprattutto sull’engagement dei dipendenti.

Ed è a questo punto che il ruolo di HR e organizzazioni diventa fondamentale.

Non bisogna dare per scontato infatti che l’introduzione del remote working porti conseguentemente a dei modelli di azienda “smart”. Molto spesso infatti, l’errata applicazione di questo strumento può rivelarsi un boomerang per tutti, soprattutto per i dipendenti: stress causato dall’iperconnessione e overworking sono i principali danni collaterali.

Le forme di flessibilità lavorative devono essere inserite forzatamente in una visione organizzativa completa, partendo in primis dalla leadership. Essa deve farsi carico di una sfida che vede obiettivi di per sé agli antipodi: garantire il wellbeing e l’engagement dei dipendenti, senza dimenticare il miglioramento continuo degli obiettivi aziendali.

A questo challenge i Top Employers Italia hanno risposto presente. Come? Più della metà delle aziende Top Employers rende responsabili i propri leaders per il raggiungimento degli obiettivi di wellbeing ed engagement; così come il 71% dei Top Employers 2024 coinvolge attivamente i propri dipendenti nella creazione di processi ed attività volte ad accrescere l’engagement aziendale.

E i risultati, concreti, vanno al di là del semplice remote working. Alcune aziende hanno già introdotto la settimana corta, altre organizzazioni progettano e sperimentano nuove forme di flessibilità: ferie illimitate, cancellazione delle timbrature o il distant remote working, che permetterà di lavorare completamente da remoto per alcune settimane o mesi, in alcune circostanze anche dall’estero.

Il Remote working è destinato a scomparire. O forse ha dato inizio ad una nuova era?

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